Ieri ragazze di ogni età si saranno riversate al cinema per l'ennesimo polpettone romantico in salsa vampiresca. Ovviamente sto parlando dell'ultimo capitolo della saga di Twilight, trilogia che ha saputo grazie alla sapiente penna della Meyer rendere buono un vampiro sdoganando una figura del mito letterario, voglio ricordare infatti il diario del vampiro di Lisa J. Smith con la relativa serie televisiva Vampire Diaries.
In questo revival di vampiri il fattore che li accomuna è il personaggio principale, un vampiro buono, melanconico, triste, dilaniato dalla sua natura, una personcina dolce che ama come tutti noi ,seppure con le dovute difficoltà, una ragazzina umana. La struttura sociale accomuna anche questo revival, il nostro vampiretto, seppur viva da molti decenni, ha il corpo di un ragazzino che frequenta il liceo in una città di provincia.
Sembra quasi che la nostra società addolcisca i mostri di ieri, il vampiro diventa dolce e il suo rivale lupo mannarro è un giovane indiano dal corpo reso muscoloso da un mix di palestra e steroidi (sento ancora i commenti di alcune mie amiche super entusiaste al vedere il torso nudo del lupacchiotto), per crearne di nuovi e più spaventosi: esperienze paronormali agghiacchianti o demoni giapponesi.
Il primo vampiro letterario fu quello del londinese John Polidori e la cui nascita risale alla famosa notte in cui, presso la villa di Lord Byron, Mary Wollstonecraft inventò la figura di Frankenstein. La caratteristica del personaggio di Polidori era quella d'essere aristocratico, inserito nell'alta società e dotato di un perverso fascino nero.
Il vampiro (non morto) di Dracula (dracul = demonio o figlio del drago) invece rappresentava la paura dello straniero, infatti l'autore inserisce una serie di tiranni sanguinari dell'europa dell'est da Attila, re degli Unni, ai vichinghi "giunti dall´Islanda" agli Székely, fiera nazione ungherese a cui era dato l´incarico di difendere i confini orientali del Regno d'Ungheria, e - naturalmente - Vlad Tepes tanto denigrato dalla pubblicistica transilvana ungherese-sassone.
La figura di Vlad Tepes era quella di un sanguinario principe della Valacchia che difendeva il suo principato con la forza della violenza, infatti Vlad III era famoso per impalare le sue vittime.
Il vampiro delle origini era una figura dominante, non romantico, non dolce nè sdolcinato, la cui origine sociale era spesso elevata rispetto a quella delle sue vittime, non temeva la sua natura, disprezzava gli umani i quali erano solamente considerate vittime prelibate. Il sangue considerato come linfa vitale da succhiare per alimentarsi e di conseguenza privarne gli uomini.
Una volta il vampiro usciva di notte ed il suo scopo era quello di conquistare (da vero maschio dominante) spaventare e uccidere, adesso il vampiretto è uno di noi, secondo la Meyer, va al liceo, s'innamora una che è Bella solo di nome, ha una turbolenta relazione, si sposa, con lei va in luna di miele, fa sesso e avrà un figlio. Insomma il vampiro non spaventa più perchè non è lo straniero, ma l'abbiamo fatto entrare in casa nostra, è il nostro compagno di scuola, il nostro boyfriend, la persona che vorremmo sposare e amare.
Concludo dicendo che forse questo cambiamento è dovuto al fatto che i veri mostri vampiri non sono più i malati di porfiria dai denti aguzzi, ma i banchieri, gli speculatori e le grandi aziende della globalizzazione che investono delocalizzando ovvero dove la manodopera costa poco e non ha diritti
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