La parola avvento deriva dal latino adventus e significa "venuta" anche se, nell'accezione più diffusa, viene indicato come "attesa". Mi ricordo le parole che sentivo quand'ero ragazzino ""Preparate le vie del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, ogni burrone sia riempito, ogni monte sia abbassato... Ogni uomo vedrà la salvezza del Signore". Mi domandavo spesso cosa significasse questo tempo di preparazione, quest'attesa che da piccolo mi sembrava infinita, perchè da ragazzi s'è impazienti si vuole tutto subito, siamo forse genuini e vorremmo che il Signore fosse sempre con noi.Mi piace ricordare una storiella che avevo sentito quando ero un po più grande, un uomo rivede la sua vita con il Signore e nota come se in alcuni momenti le tracce sono doppie, la sua e affianco quella di Gesù, altre volte percepisce che le tracce non sono più due, ma solamente una e si rivolge a Gesù chiedendogli dov'era in quel momento temendo d'essere stato lasciato solo, ma il Signore gli risponde che in quel momento vede soltanto un orma perchè era stato portato in braccio.La presenza del Signore è costante, siamo solo noi che ciechi e sordi nello spirito non lo vediamo. Gesù bussa spesso alla nostra porta, ma noi questa porta la teniamo chiusa e non lo facciamo entrare.Questo tempo è fatto per accogliere questa venuta del Signore nel nostro animo nel modo migliore, cercare di addolcire il nostro cuore e renderlo di carne e non di pietra. Occorre cercare, per quanto ammetta sia difficile, essere più accoglienti, perdonare quelle offese che portiamo dentro da tempo, considerare che il prossimo non è il diverso, ma solamente una persona che non è come noi. Quando qualcuno è scortese con noi sarebbe bello contare fino a cento o a mille prima di rispondergli.Io vorrei che tutti potessero cogliere quest'invito, credenti o no, quello di mettersi in gioco, cercando di capire chi abbiamo di fronte e provare a non giudicare, almeno prima d'aver cercato di metterci nei panni dell'altro,di perdonare le offese che altrimenti rischiano di diventare incrostazioni dure da togliere.Credo che sia uno sforzo quotidiano, da rinnovare continuamente perchè l'abitudine dell'orgoglio, della superbia, del credersi migliore degli altri sia ormai un retaggio di questa società che fa dell'arrivismo, del potere, del prestigio, del denaro miti a cui spesso ci inchiniamo.Spesso si ha paura di non farcela perchè anche con le migliori intenzioni cadiamo nei medesimi errori e non riusciamo ad avere un buon rapporto con chi ci sta attorno. Credo che nella vita occorre non avere paura della cadute, occore rialzarsi e riprovare, siamo creature che falsamente ci crediamo forti, mentre siamo spesso fragili, ma questa nostra debolezza non ci deve (e non mi deve) rendere meno costanti nel cercare un migliore dialogo con le persone che incontriamo (e che posso incontrare) nella mia vita.
mercoledì 30 novembre 2011
avvento
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